L'induzione del travaglio consiste nella stimolazione delle contrazioni dell'utero prima del travaglio spontaneo, necessarie consentire il parto vaginale.

 

Quanto tempo ci vuole per un parto indotto?

Tra le domande che vengono poste al ginecologo questa è, giustamente, una delle più frequenti. Prima di rispondere è importante precisare un concetto: il parto è la fase finale del travaglio, durante il quale avviene la nascita. Il travaglio è invece la fase temporale che precede il parto, ed è caratterizzato dalla presenza di contrazioni regolari e dolorose, sempre più ravvicinate l’una all’altra; il travaglio ha una una durata diversa a seconda che si tratti di una primipara o di una nullipara. L’obiettivo dell’induzione è quello di attivare il travaglio; sarà poi con il travaglio naturale, seppur indotto, che la donna giungerà al parto. Quanto dura l’induzione? Ogni travaglio ha davvero la propria storia e ogni induzione il suo tempo. Nella maggior parte dei casi, passano almeno 12 ore tra il momento dell’induzione e l’attivazione del travaglio. Esiste un 10-15% di donne per le quali l’induzione dura anche 48 ore; è molto difficile che si decida di proseguire l’induzione oltre i due giorni.

PArto

Come funziona l'induzione al parto?

In Mangiagalli l’induzione al travaglio comincia con l’accesso in pronto soccorso in una data stabilita durante l’ultimo consulto con il ginecologo. I motivi che possono portare a scegliere di indurre il travaglio sono molteplici: è importante che la futura mamma si senta coinvolta e condivida le ragioni che hanno portato a tale decisione. Dal pronto soccorso, dove avviene la registrazione dei dati personali, la donna viene accompagnata nell’area di osservazione della sala parto. Dopo la visita ostetrica e, sulla base delle condizioni del collo dell’utero, il ginecologo decide il metodo di induzione: con un metodo meccanico ossia un palloncino  riempito di soluzione fisiologica oppure con le prostaglandine intravaginali. Da quel momento in avanti, ad orari definiti, il ginecologo visita la futura mamma e insieme si segue l’evoluzione dell’induzione. Quando le contrazioni diventano regolari e durature o quando il collo dell’utero arriva a una dilatazione di 3-4 cm,  su la donna si sposta in area travaglio. Da questo momento in avanti, il papà potrà accedere alla stanza e accompagnare la mamma fino alla nascita del bambino. Durante il periodo in cui si “attende” l’attivazione del travaglio ci si può alzare dal letto, mangiare, fare la doccia, intrattenersi nella  conoscenza di altre future mamme e fare brevi passeggiate: è proprio in questo momento che si iniziano a respirare le emozioni della sala parto.

Sala Parto

Quali tipi di induzione al parto esistono?

Il primo metodo è “farmacologico”: si somministra, per via vaginale, un gel contenente prostaglandine o in alternativa un nastrino, anch’esso imbevuto di prostaglandine. Le prostaglandine sono piccole molecole che vengono normalmente liberate dal collo dell’utero quando comincia il travaglio; possiamo dire che somministrando le prostaglandine viene simulato ciò che il corpo umano fa spontaneamente. Se si decide di posizionare il nastrino, questo rimarrà in sede per 24 ore, ma la futura mamma potrà comunque muoversi dal letto. Se si decide di posizionare il gel questo potrebbe essere riapplicato a distanza di 6 ore per un massimo di tre volte.  Il secondo metodo è “meccanico”: si posiziona un palloncino sgonfio nel collo dell’utero e, una volta in posizione corretta, lo si gonfia con soluzione fisiologica. Il riempimento del palloncino dilata in maniera meccanica il collo dell’utero. La scelta dell’una o dell’altra modalità si basa sulla valutazione clinica del medico. Talvolta capita che si decida di cominciare l’induzione con il palloncino e si prosegua, a distanza di alcune ore, con le prostaglandine; le stesse prostaglandine possono essere somministrate più di una volta, sempre a distanza di un numero di ore prefissato.

Siringa

Come si può indurre il travaglio?

Noi conosciamo molto bene i processi biologici che scatenano e fanno progredire il travaglio, ma gli input originari che determinano l’attivazione di questa cascata sono ancora in parte misteriosi: si tratta molto probabilmente di un insieme di elementi endocrinologici, anatomici e psicologici che culmina appunto nell’attivazione del travaglio. L’esperienza clinica quotidiana ci racconta che esistono alcuni comportamenti che spesso – non sempre – favoriscono l’insorgenza delle contrazioni nella donna gravida giunta al termine. Innanzitutto, fare movimento: ginnastica, yoga, pilates o più semplicemente brevi camminate. Anche fare bagni o docce tiepidi può aiutare. Infine, avere rapporti con il partner espongono il collo dell’utero al seme maschile: un potente induttore naturale.

Doccia

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