La durata dell’intera procedura è di circa 10-30 minuti. Questa variazione dipende dal tipo di anestesia eseguita (locale o sedazione)

La biopsia prostatica è un esame realizzato con uno strumento dedicato attraverso il quale vengono prelevati dei piccoli frammenti (frustoli) della ghiandola prostatica. Questi vengono in seguito inviati in specifici laboratori per essere analizzati.

Attraverso la biopsia prostatica è possibile diagnosticare o confermare il sospetto di un tumore alla prostata: si tratta dell’ultimo esame utile allo specialista prima della diagnosi. In genere è prescritta in base ai risultati di esami precedenti, come la risonanza magnetica, un valore elevato di PSA nel sangue (PSA sta per antigene prostatico specifico), o a seguito della rilevazione da parte dello specialista della presenza di noduli all’esplorazione rettale.

biopsia prostatica

La biopsia avviene sotto controllo ecografico per garantire la miglior precisione; il prelievo del frammento da analizzare viene effettuato tramite un ago specifico (a baionetta) guidato da una sonda ecografica.

La biopsia della prostata può essere di due tipi:

• trans-rettale, eseguita passando dal primo tratto del canale rettale

• trans-perineale, eseguita passando con l’ago attraverso il perineo, la zona posta tra i testicoli e l'ano, fino a raggiungere la ghiandola.

Nell'immagine l'immagine delle due tecniche nella parte superiore la versione con approccio perineale, in quello inferiore quello rettale

Recentemente è stata introdotta una nuova tecnica di prelievo: la biopsia prostatica fusion.

Questa utilizza le immagini della risonanza magnetica multiparametrica (RM multiparametrica) eseguita dal paziente in precedenza. Le immagini vengono poi sovrapposte a quelle dell’ecografia ottenuta con sonda endorettale durante il prelievo. La RM multiparametrica permette di acquisire diversi parametri quali morfologia, vascolarizzazione, densità cellulare, metabolismo. Rileva dunque non solo le lesioni sospette che l’ecografia non è in grado di individuare, ma le rende facilmente visibili con contorni definiti e colori diversi a seconda del sospetto grado di malignità. Sovrapponendo le immagini si ottiene una ricostruzione tridimensionale della prostata e grazie all’ecografia è possibile indirizzare chi può fare l'esame.

L'esame va effettuato con molta cautela negli uomini che soffrono di malattie della coagulazione del sangue oppure in pazienti che assumono abitualmente farmaci antiaggreganti o anticoagulanti.

Almeno cinque giorni prima dell'esame lo specialista farà sospendere i farmaci che interferiscono con la coagulazione. In caso cui non fosse possibile la sospensione totale il medico li sostituirà con eparina a basso peso molecolare da iniettare sottocute. Circa 24 ore prima dell’esame è necessario sottoporsi ad una profilassi antibiotica utile a prevenire lo sviluppo di infezioni ed inoltre è richiesta l'esecuzione di un clistere per pulire il retto qualche ora prima dell'esame.

Non è strettamente necessario ma è preferibile farsi accompagnare. Dopo un breve periodo di osservazione è possibile tornare a casa.

Prima di effettuare il prelievo viene sempre effettuata un'anestesia locale. In rari casi è possibile soffrire di un malessere generale con aumento della sudorazione ed eventuale sensazione di perdita di coscienza.

Per quanto ritenuta sicura, la biopsia della prostata è una procedura invasiva e non esente dalla possibilità di complicazioni. Circa una persona su 50, al termine dell'esame, fa fatica o non riesce a svuotare spontaneamente la vescica. In questi casi è necessario posizionare temporaneamente un catetere vescicale che verrà rimosso dopo qualche giorno. A partire dai giorni seguenti all’esame e fino ad alcune settimane, è frequente riscontrare sangue nelle feci, nell'urina e nello sperma. Generalmente però il disturbo scompare spontaneamente e non deve destare preoccupazioni. Raramente può comparire febbre alta, che non va sottovalutata, in quanto potrebbe indicare un'infezione.

Nel corso dell'esame non si utilizzano radiazioni, né l'indagine comporta rischi a lungo termine.

Dopo l'esecuzione della procedura è opportuno un periodo di osservazione di circa un'ora per sorvegliare la comparsa di eventuali complicazioni immediate. Prima di tornare a casa è anche importante verificare la ripresa delle minzioni spontanee e pertanto al paziente viene chiesto di bere mezzo litro d’acqua per favorire la diuresi.

Al fine di ridurre il rischio di sanguinamento è bene evitare lunghi viaggi in macchina nelle 48 ore successive e i rapporti sessuali per circa una settimana. Per il resto si può riprendere subito la vita normale. In caso di impossibilità alla minzione, di febbre superiore a 38°C o importante sanguinamento, contattare il pronto soccorso più vicino alla propria abitazione.