La depressione è una manifestazione clinica di sofferenza che rientra nei disturbi dell’umore.

L’umore è una disposizione affettiva di fondo dell’essere umano, formata da istanze emozionali e istintive che colorano lo stato d’animo di ciascuno di noi con una tonalità gradevole o sgradevole, oscillando tra i due poli estremi del piacere e del dolore.

emozioni

Si tratta dunque di qualcosa che non è possibile non avere. A fronte di questo, un aspetto importante è poter distinguere la depressione dall’umore fisiologicamente deflesso, perché tutti noi proviamo continuamente variazioni del tono dell’umore, e tutti noi possiamo arrivare a provare tristezza, infelicità o dolore, pur non sperimentando un vero e proprio disturbo depressivo.


La depressione, scientificamente definita disturbo depressivo maggiore, si manifesta attraverso la presenza di un umore triste, vuoto o irritabile, accompagnato da modificazioni che colpiscono tutto il sistema organico, a livello psichico, cognitivo e corporeo.

Perché si possa parlare di depressione, tale manifestazione deve produrre un netto cambiamento rispetto allo stato abituale della persona, in grado di incidere in modo significativo sulla capacità di funzionamento nella propria vita quotidiana.


E’ possibile anche sperimentare un episodio depressivo pur non avendo una diagnosi di disturbo depressivo maggiore, in quanto l’episodio depressivo può essere esperito anche all’interno di altri disturbi psichiatrici, come ad esempio il disturbo bipolare.

Depressione 4

Episodio depressivo maggiore

Come riportato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DMS-5), un episodio depressivo maggiore prevede la presenza di un periodo di almeno 2 settimane (nonostante la maggior parte degli episodi sia di durata significativamente maggiore) durante il quale si sperimenta per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni:

  • un umore depresso inteso come profonda e pervasiva tristezza esistenziale, disperazione, senso di vuoto (nel senso di una forma di anestesia affettiva, come se si assistesse ad una diminuzione dell’intensità delle emozioni provate) (nei bambini e negli adolescenti, l’umore può essere irritabile invece che triste);
  • e/o la perdita di interesse o piacere in tutte quelle attività che prima erano piacevoli, compresa una possibile riduzione del desiderio sessuale.

Depressione 2

Dunque, almeno uno di questi due sintomi deve essere presente e rappresentare un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento.

Inoltre, ad uno di due questi sintomi si devono contemporaneamente accompagnare, con la stessa durata e pervasività, almeno 4 sintomi aggiuntivi: 

  • modificazioni dell’attività psicomotoria, intesa come un rallentamento a livello di andatura, postura, mimica e flusso della parola o, al contrario, una marcata agitazione caratterizzata da difficoltà nello stare seduti o bisogno di stropicciarsi le mani, tirarsi o sfregarsi pelle, vestiti o altri oggetti;
  • modificazioni dell’appetito o del peso e del sonno (entrambi possono aumentare o diminuire, al punto che talvolta è proprio il sonno disturbato il motivo per cui la persona si rivolge ad un professionista); 
  • riduzione dell’energia o sensazione di marcata debolezza fisica, al punto che i più piccoli compiti sembrano richiedere uno sforzo considerevole, come prendersi cura della propria igiene personale; 
  • una tendenza molto forte a incolparsi, svalutarsi o sentirsi indegni; 
  • difficoltà di pensiero, di concentrazione o nel prendere decisioni; 
  • pensieri ricorrenti di morte o ideazione suicidaria o tentativi di suicidio. 

L’episodio depressivo deve causare nella persona un disagio clinicamente significativo o compromettere il suo funzionamento in aree importanti della vita, come l’area sociale o l’area lavorativa.

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Se il verificarsi dell’episodio depressivo maggiore non è meglio spiegato da un disturbo appartenente alla classe dei disturbi dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici e se non si è mai verificato un episodio manicale o ipomaniacale, tipici del disturbo bipolare, allora si può parlare di disturbo depressivo maggiore.

Inoltre, l’episodio depressivo non deve essere attribuibile agli effetti fisiologici di sostanze o alla presenza di problemi medici che potrebbero provocare sintomi simil-depressivi. 

Psicologi

Tutti i sintomi della depressione possono presentarsi con fasi molto acute e improvvise, seguite da periodi di remissione, oppure costantemente anche se in forma meno intensa rispetto ad un episodio depressivo maggiore.

Se, in questo secondo caso, l’alterazione del tono dell’umore persiste per un periodo di 2 o più anni negli adulti o 1 anno nei bambini, si parla allora di distimia o disturbo depressivo maggiore persistente. Nonostante ciò, è comunque possibile che alla distimia si venga a sovrapporre un episodio depressivo maggiore.

In questi casi si parla di depressione doppia. Alcune altre forme di disturbo depressivo maggiore che, entro certi limiti, potrebbero anche sfuggire all’osservazione clinica sono:

  • la depressione con ansia, accompagnata da nervosismo e agitazione, al contrario della prototipica depressione con caratteristiche melanconiche;
  • la depressione con andamento stagionale, una depressione che si verifica annualmente, solitamente durante i mesi invernali o durante i cambi di stagione;
  • la depressione con caratteristiche atipiche, caratterizzata da reattività dell’umore (l’umore tende a risollevarsi in risposta a eventi positivi), aumento di peso e delle ore di sonno;
  • la depressione con esordio nel peripartum, se l’esordio dei sintomi si verifica durante la gravidanza o nelle 4 settimane successive al parto;
  • la depressione con caratteristiche psicotiche, complicata dalla presenza di deliri o allucinazioni.

 

Allucinazioni

Infine, è importante precisare che sebbene le risposte ad una perdita significativa, come ad esempio un lutto, possano condurre alla depressione maggiore, si tratta di condizioni clinicamente differenti, in quanto pur producendo possibili sentimenti di intensa tristezza, ruminazione sulla perdita, insonnia e scarso appetito o perdita di peso,  il lutto non comporta tipicamente un episodio depressivo.

In particolare, nel lutto predominano il senso di vuoto, di perdita e il ricordo della persona scomparsa ma l’umore tende a risollevarsi fisiologicamente entro qualche settimana e la valutazione della vita rimane pressoché positiva.

Lutto

Nella depressione maggiore, invece, prevalgono sentimenti di disperazione e incapacità di provare piacere. Inoltre,  l’umore tende a rimanere stabilmente basso, con una valutazione della vita negativa e un’inaccessibilità all’ironia, e a mantenersi slegato da specifici pensieri o preoccupazioni.

La depressione è riconosciuta come uno dei disturbi psichiatrici più diffusi, con un’incidenza che sembra andare dal 10% al 15% nella popolazione generale.


Il genere femminile tende a presentare un disturbo depressivo con una maggior frequenza rispetto agli uomini, circa 4/5 volte di più, in particolare a causa dell’instabilità degli ormoni steroidei. 

Depressione 3

Inoltre, il disturbo depressivo maggiore è associato ad un elevato tasso di mortalità; i tentativi di suicidio si presentano in circa il 20% dei casi. 


Il disturbo depressivo maggiore può insorgere per la prima volta a qualsiasi età, con una probabilità di esordio che aumenta marcatamente con la pubertà. Tuttavia, è comune riscontrare un esordio anche in età avanzata. In generale, l’età media di esordio sembra risalire intorno ai 20-25 anni.

I familiari di primo grado di persone con disturbo depressivo maggiore presentano un rischio di sviluppare il disturbo da 2 a 4 volte maggiore alla popolazione generale, con un’ereditarietà di circa il 40% (è la predisposizione a sviluppare la depressione a essere ereditata geneticamente, non il disturbo vero e proprio).

Oltre ai fattori genetici descritti nella familiarità, altri fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare un disturbo depressivo maggiore consistono in:

  • squilibri neurochimici, a causa della presenza di alterazioni nei livelli cerebrali dei neurotrasmettitori come la serotonina, la dopamina o la noradrenalina;
  • fattori psicologici e sociali: eventi di vita stressanti o traumatici come l’aver esperito dei lutti, conflitti interpersonali e familiari, cambiamenti di vita sul piano personale, relazionale o lavorativo, malattia di una persona cara, isolamento sociale etc.
  • abuso di sostanze, come alcol o droghe;
  • condizioni relative alla propria salute fisica: presenza di malattie croniche o altre condizioni mediche invalidanti.

Abusi

Un episodio depressivo maggiore tende a raggiungere una risoluzione spontanea nell’arco di tre anni. Ovviamente, ciò non significa che non vada curato, al punto che una buona remissione può essere ottenuta, con un trattamento adeguato, già dai primi mesi di terapia.

Allo stesso tempo, numerosi studi attestano l’effetto negativo della depressione sulla concezione di sé, inclusa l’autocritica e l’autostima; tali effetti negativi tendono a permanere anche molto dopo la remissione della sindrome depressiva, a indicare la necessità e l’importanza di un percorso terapeutico continuativo.

La cura della depressione merita dunque di essere affrontata attraverso un percorso con un professionista, dal momento in cui la depressione, nei termini della condizione di disagio clinico appena descritta, non è qualcosa che si è, bensì qualcosa che si ha.

Psicologo

Le depressioni non sono tutte uguali, così come le persone che soffrono di depressione.

Per questo motivo, anche le opzioni di cura sono diverse. In linea generale, la migliore cura per far fronte al disturbo depressivo maggiore consiste nel poter iniziare un percorso di psicoterapia in contemporanea, quando necessario, all’assunzione di una terapia psicofarmacologica. 

Farmaci


Personalmente, ritengo che la depressione sia una forma di sofferenza che si sviluppa nel tempo. Dunque, è importante potersi occupare della sintomatologia legata al disturbo, ad esempio tramite il supporto psichiatrico, tanto quanto poter esplorare che significato abbia quel sintomo per quella data persona in quel dato momento della propria vita, così da poter divenire consapevoli delle dinamiche che caratterizzano il proprio vissuto attraverso un percorso di supporto psicoterapico e permettere alla persona di riprendere in mano la propria vita a partire da sé.

Per diminuire la probabilità che un disturbo depressivo maggiore si manifesti, è importante affrontare e mitigare possibili fattori di rischio attraverso strategie preventive quali l’adozione di uno stile di vita sano, inclusi una dieta equilibrata, l’esercizio fisico regolare e un adeguato riposo; la gestione dei fattori che possono essere causa di stress; l’evitamento dell’abuso di sostanze; il supporto sociale e l’aver cura della propria salute mentale.

salute mentale

Chiunque può vivere momenti tristi e dolorosi in cui un fisiologico calo del tono dell’umore o una riduzione di interesse per le attività in precedenza ritenute piacevoli possono incidere negativamente sulla qualità della propria vita quotidiana, pur non avendo sviluppato un disturbo depressivo maggiore.

Per questo motivo, può essere utile dare ascolto a questi momenti di sofferenza e concedersi uno spazio in cui poterli accogliere e prendersene cura, attraverso l’inizio di un percorso terapeutico cucito su di sé.

  •  American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano, 2015
  • Lingiardi V., McWilliams N. (a cura), PDM-2. Manuale Diagnostico Psicodinamico,Cortina, Milano 2018.
Cervello

Veronica Pirola

Veronica Pirola
Psicologa a indirizzo clinico e della salute

“E’ vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei”. 
Jean-Paul Sartre

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